Il principio di gioco per cui una squadra dovrebbe costruire sul lato forte (tracciando una linea immaginaria tra il centro di una porta fino al centro dell’altra porta, dividendo cioè il campo in due rettangoli, per lato forte si intende il rettangolo che contiene il pallone) e finalizzare sul lato debole (il rettangolo opposto a quello forte), è da molti allenatori considerata la chiave tattica per vincere le partite; anche dal sottoscritto.
Inglobata dal principio di tattica collettiva ampiezza fronte offensivo, questa situazione di gioco è a tutti gli effetti molto efficace, ma difficilmente viene sfruttata al meglio nel calcio dilettantistico. Il motivo è semplice e lo spiego sempre ai miei ragazzi i primi giorni di ogni raduno: la colpa è del pallone!. Questo splendido attrezzo che da sempre emoziona tutti noi che abbiamo il calcio nel cuore, è soprattutto fonte di grande attrazione. Siamo tutti indissolubilmente attratti dal pallone, questo istinto è presente nel nostro cervello sotto forma di impulso irrefrenabile. Basta osservare questo fenomeno anche fuori dal contesto di gara. Il pallone è una calamita e i nostri calciatori ne sono attratti. Controllare l’impulso, la più grande differenza tra il calcio professionistico e quello dilettantistico risiede proprio in questa caratteristica. I professionisti hanno acquisito le competenze per gestire questo impulso e usano lo spazio come prima variabile nella scelta tattica del movimento. I dilettanti fanno più fatica e spesso i loro movimenti sono condizionati in primis dal pallone.
Tornando all’oggetto di questo articolo, la domanda a questo punto è: Per quale motivo il “pallone-calamita” condiziona questo principio di gioco?
La risposta è semplice, per finalizzare sul lato debole è necessario che alcuni giocatori si allontanino il più possibile dal pallone, così da sfruttare l’ampiezza del campo. Ma se attratti dall’attrezzo, questi giocatori, d’impulso si avvicinano all’azione chiudendo gli spazi necessari al cambio gioco. Altro elemento molto penalizzante nella buona riuscita di questo principio è l’incapacità dei nostri calciatori di scansione preventiva degli spazi. Spesso i giocatori in campo si trasformano in spettatori, lo sguardo, per i motivi suddetti, resta incollato alla palla non vedendo cosa succede intorno a loro. Non vedono quindi il compagno di squadra libero sul lato debole e non effettuano movimenti propedeutici all’attacco di quello spazio.
Fig 1
La Fig 1 è eloquente rispetto quanto scritto, si può notare come tutti i giocatori sono attratti dalla palla, sia a livello di movimento che a livello di sguardo. I tre giocatori cerchiati in rosso, se avessero correttamente scannerizzato gli spazi, avrebbero potuto realizzare un comodo cambio gioco portando il terzino sinistro e l’attaccante esterno ad un 2 vs 1 con il terzino destro avversario. Molto spesso la continuazione di azioni del genere prevedono il lancio lungo del difensore centrale in possesso.
Fig 2
Nella Fig 2 sono i nostri avversari in azzurro ad attaccare, la loro posizione, tutti sul lato forte, ha consentito alla mia squadra di creare molta densità in zona palla. Anche in questo frame si può notare come nessuno dei 22 giocatori in campo scansioni l’ambiente circostante, tutti guardano il pallone.
Fig 3
Nella sequenza in Fig 3 si può notare come il principio si avvicini a diventare efficace in campo, anche se il movimento tardivo del terzino, che avrebbe dovuto ricevere il pallone dal centrocampista, spinge lo stesso a cercare l’attaccante esterno marcato. Se il terzino sinistro avesse scannerizzato lo spazio libero in avanti, invece di rimanere spettatore passivo, probabilmente lo avrebbe aggredito preventivamente creando un pericoloso 2vs1 a sinistra.
Tutto quanto scritto si traduce con l’assunto che non basta all’allenatore chiedere i famosi “due giocatori piedi sulla linea” e schemi di passaggio predefiniti. Per sfruttare il principio di gioco, è necessario lavorare in modo propedeutico e progressivo, seguendo un percorso che porti i nostri giocatori a conoscere gli spazi e ad effettuare continue scansioni degli stessi. Devono sottrarsi dall’impulso di diventare spettatori della partita ed essere giocatori effettivi per tutti i 90′. Non possono esistere schemi predefiniti per ottenere questo principio. Il famoso palla avanti, palla indietro e cambio gioco è totalmente inefficace se viene fatto in modo macchinoso, questa serie di trasmissioni deve diventare conseguenza dei movimenti in campo e movimenti in campo devono essere conseguenza delle scansioni fatte.