Con questo articolo voglio essere un po’ provocatorio. Sono ormai anni, probabilmente decenni, che sentiamo parlare di “principi di gioco” intesi come metodologia. C’è chi li mette in contrapposizione agli schemi dividendo allenatori che lavorano per principi con altri per schemi, chi teorizza che siano l’aspetto più evoluto del calcio moderno, chi sostiene che devono essere alla base della programmazione. Tutti parlano di principi di gioco ma in pratica, cosa vuol dire allenare per principi di gioco?
Avrò letto centinaia di articoli, decine di libri, per cercare di districare la matassa e trovare una definizione univoca e coerente per questo concetto, ma i risultati sono stati scarsi. Sembra quasi che ciascuno trovi nel termine “principio di gioco” una propria personale definizione, in molti utilizzando una sorta di supercazzola lessicale dando spiegazioni difficilmente comprensibili in modo da far sentire il lettore ignorante e alimentare la frustrazione. Di sicuro la versione più coerente è quella che struttura gerarchicamente questo modello. Partendo dai principi (di squadra), inserendo sotto-principi (di reparto) e sotto-sotto-principi (del singolo). Ma scavando in queste definizioni si trovano ovvietà che appartengono al calcio da sempre.
Visto che ci siamo, certo di sbagliare e di diventare oggetto di critiche, darò anche la mia personale definizione di “Principi di Gioco”. Ho deciso di partire dall’etimologia della parola “Principio”, dal latino “Principium Princes-Cipis” Primo, Inizio. Bene, allora partiamo dall’inizio: “Il calcio è un gioco che vede due squadre in contrapposizione, si disputa su uno SPAZIO predefinito e ha come obbiettivo quello di segnare un goal più dell’avversario in un TEMPO stabilito”. Per quanto questa definizione può sembrare semplicistica, racchiude i due elementi fondamentali del gioco del calcio: Tempo e Spazio. Possiamo affermare che i principi del gioco calcio siano strettamente legati a Tempo e Spazio? Si!
Noi allenatori conosciamo a memoria i Principi di Tattica collettiva, in possesso: scaglionamento, gioco in verticale, ampiezza fronte di attacco, mobilità e imprevedibilità; in non possesso: scaglionamento, azione ritardatrice, concentrazione in zona palla ed equilibrio difensivo. Prepariamo i nostri calciatori alla conoscenza di tutti questi principi, focalizzandoci su alcuni per costruire un identità di squadra. La domanda è; quanto questi principi di tattica collettiva sono condizionati da Tempo e Spazio? In maniera totale secondo me.
Se vogliamo instillare un principio di gioco ai nostri calciatori iniziamo da qui: riconoscere Tempo e Spazio! In fase di possesso guadagnare Tempo e Spazio, in fase di non possesso rubare all’avversario Tempo e Spazio. Per questo motivo chiediamo, seguendo la scuola Italiana, ai nostri giocatori di allargarsi in possesso e stringersi in non possesso o ci adiriamo se un calciatore rimane fermo (chi sta fermo non guadagna tempo e spazio). Lo Spazio da occupare, da invadere, da liberare nel Tempo corretto per lo sviluppo dell’azione. Quando si parla di calciatori pensanti, ci si riferisce a giocatori che si muovono in campo riconoscendo quest’unico principio, in autonomia.
Attenzione però a non confondere il guadagno dello spazio con giocate sempre in avanti o il rubare tempo con giocate sempre di prima. Spesso il modo migliore di avanzare è tornando indietro e altrettanto spesso per rubare tempo all’avversario occorre condurre il pallone nella sua direzione.
Come allenare questo Principio di Gioco? Tempo e Spazio sono presenti in ogni contesto di gioco e in ogni mezzo di allenamento, basta riconoscerli e renderli comprensibili ai nostri calciatori. Ad esempio, quando durante una semplice attivazione tecnica su forma geometrica, chiediamo un contro-movimento prima della ricezione, dobbiamo curare con grande attenzione i tempi, cioè dobbiamo fare attenzione che il giocatore ricevente arrivi sul pallone e non lo aspetti dopo il movimento. Cosa serve allontanarsi dall’avversario con un movimento “lungo” se poi ci si ferma ad aspettare il pallone dopo il movimento “corto”? Per questo motivo, dopo la parte “analitica”, è fondamentale portare sempre in situazione l’esercitazione. Magari inserendo in una prima fase l’avversario semi attivo e poi direzione e porta.
E’ chiaro che questo principio, essendo alla base del calcio, sia presente in tutti i mezzi utilizzati. Non esiste esercitazione che non preveda un tempo o uno spazio, quindi il vero obbiettivo dell’allenatore è quello di insegnare a riconoscere il vantaggio che si ottiene nello sfruttare queste componenti.
Non resta che chiudere con una citazione, anche perché come sempre accade nel calcio, non esiste idea o teoria che non sia già stata ideata o teorizzata, quando va bene si aggiunge solo un piccolo dettaglio.
“Il calcio è tre cose: tempo, spazio, inganno” Luis Cesar Menotti
Ps: “Sono un allenatore di calcio dilettante, tutto ciò che scrivo ha origine dai miei studi, dalle mie letture, dalle mie esperienze di campo e soprattutto dal mio personale pensiero critico che è chiaramente opinabile. Non scrivo verità, perché forse di verità nel calcio non ce ne sono, ma il mio punto di vista. Mi scuso se i miei testi contengono errori e grazie a chi volesse evidenziarli.” Vitaliano